Osservando i tuoi lavori, penso ad una artista seduta a un tavolo da architetto, ma allo stesso tempo su una scrivania piena di libri…
Due elementi fondanti la mia formazione, difatti. Pur amando l’arte in tutte le sue forme fin da bambina, intrapresi la tortuosa strada del Liceo Classico, passando la mia intera adolescenza sui libri, e finendo per amarli profondamente. Poi il tavolo da architetto, che probabilmente all’epoca era l’elemento tecnico più all’avanguardia del dipartimento di Scenografia dell’Accademia. Quindi si, il libro è il tavolo da architetto sono un pò i miei primi “strumenti magici”.
Quali sono i testi a cui sei maggiormente affezionata?
Sono sempre stata soggetta ad “innamoramenti” letterari ed artistici improvvisi e frequenti, spesso spaziando fra generi e autori molto diversi fra loro. Ad esempio, per me può essere importante Simone de Beauvoir con il suo “Memorie con una ragazza perbene”, o l’illuminante trattato “Il secondo sesso”, così come l’intera saga di Harry Potter. Amo profondamente la poesia, in particolare Beaudelaire, e tutta la Francia di fine ‘800, ma non posso nemmeno sottovalutare l’impatto che ha avuto su di me la lettura de “Interpretazione dei sogni” di Freud. E difficile per me trovare pochi titoli fra cui circoscrivere i miei preferiti!
Lo studio è una parte fondamentale di ogni artista, quel disordine ordinato senza il quale non si potrebbe lavorare. Quali sono le condizioni ideali per il tuo lavoro?
Ho la grande fortuna di vivere una casa/studio, quindi ho avuto la possibilità di organizzare uno spazio ragionato. Sinceramente non vivo quella tipologia di studio estremamente caotico o “da artista” come da banale cliché. Ho bisogno tanto di dare un ordine a uno spazio, quanto di sentirmi libera di spaziare e sporcare, come è normale che sia. Quindi forse il mio è una specie di disordine domato! Libri e musica sempre come fedeli compagni, insieme a scatole e carta a non finire.
E le opere a cui sei particolarmente legata?
Come per i libri, fare una scelta fra le opere d’arte “del cuore” e un compito difficilissimo. Credo però di poter ricordare la sensazione primaria che ho provato di fronte ad alcuni grandi capolavori. Ad esempio il mio indimenticabile colpo di fulmine con l’arte, a 12 anni, con i miei genitori per la prima volta a Parigi, alla Gare d’Orsay: in quel luogo tutto il complesso museale ed espositivo, e la girandola di colori impressionisti mi fecero quasi trasalire. E un simile impatto posso solo associarlo, in età più adulta, ad opere gigantesche come Guernica di Picasso o Il Giudizio Universale di Michelangelo. A volte ci si può solo sentire grati di essere parte di tutto quell’universo che opere cosi grandi raccontano.
Roma è una città che come sempre vive di contraddizioni, e di un caos che arriva prepotentemente ad ogni persona che vi ci abita. Riesce ad aiutarti nella tua creatività o preferiresti un’altra città o addirittura un posto più isolato?
Sono sempre stata fermamente convinta della forza del Genius loci. Sono nata a Roma, nel quartiere Prati, sotto al “cupolone”, ho avuto la fortuna di giocare da bambina a piazza San Pietro, così come ai giardini pubblici, ed inevitabilmente quello che ho visto nei miei primi anni di vita ha “educato” il mio senso estetico. La maestosità della Roma barocca ha sicuramente condizionato tutto il mio lavoro, il mio modo di vedere. Di contro, anche tutta la città più underground, delle strade e i locali di San Lorenzo, del Pigneto e la loro vita brulicante di arte e spinte creative, è stata altrettanto importante. Roma è una ispirazione costante, amo spostarmi a piedi, godermi i suoi angoli e perdermi nei vicoli del centro. Nelle giornate “no” una passeggiata per la mia amata Roma, riesce sempre a farmi sentire diversa. Non aspirerei mai a vivere altrove al momento.
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