“Nessuno ha mai scritto, dipinto,
Antonin Artaud
modellato, costruito o inventato
se non per uscire letteralmente
dall’inferno.”
Margherita Giordano, consegue la laurea in Scenografia con il massimo dei voti, nel 2011, presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Già durante gli anni dell’accademia prende parte a numerose esposizioni collettive della capitale. Nel 2013 consegue la qualifica professionale di Interior designer presso l’Istituto Quasar di Roma, ma continua la sua attività espositiva con alcune personali in numerosi poli culturali romani. Nel 2014 la collaborazione con l’azienda 197 Piermarini Design si concretizza in una personale dell’artista nei bellissimi spazi dello store di via dei Prati Fiscali (RM), intitolata “Les yeux fermes – l’Arte incontra il Design”.
Proprio questo grande amore per la pittura e l’illustrazione da una parte, e per il design dall’altra, la conduce ad inserirsi nella stimolante realtà di Flatland studio, presso la Citta dell’altra economia (RM), dall’inizio del 2013. Assieme agli altri professionisti presenti nello spazio di coworking (architetti, ingegneri, artisti), organizza e prende parte a numerose iniziative ed eventi culturali, nella veste di pittrice ed illustratrice e realizza costantemente opere su commissione per privati ed esercizi pubblici.
Da Dicembre 2016 il suo curriculum espositivo si arricchisce, arrivando nel 2018, sotto la curatela di Carla Mazzoni ad esporre nella splendida cornice di Spoleto e del suo Festival dei due mondi. Sempre nel 2018, grazie ad una collaborazione con INSIDE ART, realizza, durante la Rome Art Week, una personale Archetipi-tra Gea e Caos- presso la sede editoriale del mensile, la Fondamenta Gallery. Alla fine del 2018 è presente nella collettiva Feeling Different , all’interno della manifestazione Paratissima Art Fair di Torino, ed è fra i finalisti del Premio Catel e nella collettiva presso il Museo Mastroianni in Roma, con catalogo a cura di Vittorio Sgarbi.
Il forte interesse per la psicologia e l’animo umano la spinge alla dimensione del viaggio anche per poter contaminare la propria cultura con una diversa, di incontrare esseri umani, volti, colori che possano portarla ad una visione ancora più ampia e variegata del “piccolo universo terreno”, puntando l’obbiettivo ad un altro universo, alla grandezza e la totalità del cosmo.
Rosoni ed altri simboli
La serie dei Rosoni si compone di quattro opere in plexiglass, che rappresentano i quattro punti massimi dell’espressione del gotico nazionale, internazionale e del barocco. Il duomo di Lecce, quello di Milano, la Saint Chapelle di Parigi e la catterdale di Rouen ci appaiono come quattro simbolici Mandala, quattro circonferenze che, come ci ha insegnato la psicologia Junghiana, data la loro forma, regalano un senso di pace e di soddisfazione intima e profonda, tanto nel momento della fruizione, quanto in quello del concepimento ed esecuzione artistici.
Ed allora la psicologia, il flusso creativo e guaritore che il simbolo porta con sé, si affianca alla macchia di un medium poco conosciuto come l’inchiostro ad alcol. E’ attraverso l’andamento apparentemente casuale di questo elemento fluido ed artificiale al tempo stesso (spesso steso soffiando attraverso una cannuccia), che il colore fortemente pigmentato si dispiega in tutto il suo potere. A volte esso genera forme che ci riconducono ad un micro/macro cosmo riconoscibile nella natura e nell’anatomia, donandoci un senso di continuo cambiamento, divenire, che invade anche le forme anatomiche stesse, come il cervello o il cuore umano. Questi ultimi costituiscono il fil rouge e il tema di molte opere dell’artista, che tenta una personale e coraggiosa “auto-terapia”, attraverso il racconto per macchie e sfumature di un lato dell’essere umano che ci lega indissolubilmente alla natura e ci spaventa al tempo stesso: il cambiamento.
I materiali e la tecnica usati sono frutto di una lunga ricerca sui materiali plastici. Sia il legno che la tela vengono catalizzati con resina epossidica per rendersi plastica e divenire trattabili ad inchiostro ad alcol. Spesso però su questi supporti si stratificano tecniche e materiali: la tela, ad esempio viene prima trattata e dipinta ad olio, come nella più classica tradizione accademica, e solo in un secondo momento viene catalizzata, e trattata ad inchiostro.
Frutto di una ultima ricerca in termini cronologici è la sperimentazione di nuovi supporti, quali i metalli (alluminio e rame), gli specchi e la ceramica. Mossa da uno studio appassionato della psicologia alchemica di Jung e Hillman, arriva ai suddetti materiali attraverso un approccio all’immagine proprio dell’antica arte che ha dato i natali alla chimica moderna. La passione per i grandi maestri del passato la porta a cercare sempre più l’essenza del fare, come in un processo alchemico, a separare ed unire i singoli elementi e a comprendere e penetrare nella vera natura (anche, perché no, spirituale) del materiale stesso.
Il lavoro di Margherita Giordano si compone di molte strade, di molti rami. E come per un albero, ogni ramo ha una direzione propria, ma fa riferimento allo stesso tronco.